lunedì 1 agosto 2011

MCdA: Mario Vespasiani

La totalità del tempo è racchiusa nel nostro sguardo, l'infinito ci apre gli occhi, l'attimo ce li chiude. Io e Mario Vespasiani
Mario Vespasiani è uno che chiede di leggere tra le parole, di stare tra le righe e fuori, negli interstizi tra le cose, suggerisce visioni ulteriori, parla attraverso viraggi, lampi di luce, dettagli, il disfarsi pulviscolare delle cose.
Insieme, cerchiamo di raccontare un percorso, un progetto, un lavoro, una ispirazione. Viaggiamo tra le parole, definendole poi discutendole, per dare loro nuovi sensi plurali e multipli.



Mi dice:

- Figure femminili sospese in quella quarta dimensione a me cara, nel tempo come nel CORPO, nello spazio e negli SGUARDI.
- Un'antica metafora vuole che nel temerario navigare gli uomini trovino virtù e conoscenza e che là sullo spaesante MARE, lontano dalla terraferma e dalla legge degli uomini, meglio comprendano la loro esistenza e il loro DESTINO.
- NAVIGAZIONE dunque, che in quel suo fluttuare tra ARIA e ACQUA, conduce agli ABISSI come verso i CIELI STELLATI.
- Le donne ritratte evocano le SIRENE, immobili e magnetiche che cantano di PASSIONI e richiamano PRESAGI.
- Una riflessione sul concetto di dilatazione del fattore spazio-temporale, di collasso del transitorio, ma anche di MUTAMENTO fisico e mentale, che spinge ad intraprendere un viaggio, nella prospettiva della sostituzione di un territorio noto e conosciuto con un altro ignoto.
- VIAGGIO come allontanamento dalla communitas e sospensione dell'identità sociale, come modello esperenziale incentrato sul sondaggio dei propri limiti.
- NAUFRAGIO come abbandono di sé nello spirito, come il rischio del PIONIERE che abbandonando le terre già conquistate si apre ad altre esperienze, a volti e a mondi sconosciuti.
- Se un tempo erano le Pleiadi a fornire un fondamentale punto d'orientamento in mare aperto, ora questi sguardi come lucciole, vogliono ILLUMINARE IL BUIO e richiamare le IMPRESE AUDACI dei grandi esploratori o di chi in ogni opera prova ad andare oltre, spostando più in là il proprio confine.
- Donne solitarie che incantano il navigatore e nella loro aura di seduzione e di mistero, leggere e sfuggenti come pesci lo attirano, meravigliano e poi abbandonano alla deriva dei moti dell'animo, tra azione e contemplazione, tempesta e quiete.

NAVIGAZIONE
Simonetta, La mia area semantica: diario, disorientamento, altrove, conoscenza, passaggio, possibilità.

- Quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perché il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto (…) L’ estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più ti aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti (I. Calvino, Le città invisibili)



MERAVIGLIA
Mario, La tua area semantica: viaggio, fluttuare, racconto, sensualità, abissi, cieli stellati, purezza.
- Qui sulla terra una sorta di debole eco di quella musica ci raggiunge e, attraendo le nostre anime con il potere delle parole, suscita in esse il ricordo di quello che hanno sperimentato nella vita precedente. Le orecchie della maggior parte delle anime, tuttavia sono tappate e bloccate non dalla cera, ma da ostacoli e affetti carnali. Ma l'anima che per la sua buona natura si accorge e ricorda prova qualcosa in tutto simile ai più folli trasporti d'amore, sospirando e desiderano liberarsi dal corpo, ma incapace di farlo. (Plutarco, Quaestiones convivales)

Simonetta, La mia area semantica: inafferrabilità, sensazione, fuggevolezza, inquietudine
- Proviamo a dormire. (…) dormire, nient’altro. E aspettare che arrivi il sogno. (M. Haruki, Tutti i figli di dio danzano)

Mario, La mia area semantica: pellegrinaggio, sguardi, orizzonte, riflesso, vibrazione, desiderio.
- Alla deriva in mari deserti
facevo del mio meglio per sorridere
fino a che le tue dita e i tuoi occhi ridenti
non mi hanno attirato verso la tua isola. (Tim Buckley, Song to the siren)
- Ho guardato negli occhi una donna e mi ha fatto sentire più forte
ho chiesto perdono per l'uomo che sono ed è scesa l'ispirazione più volte.
Le onde più alte che tu abbia mai visto,
il vento che taglia la faccia, la voce che grida io esisto. (Nesli, Notte vera)




MITO
Simonetta, La mia area semantica: racconto, origine, stratificazione di senso, mutamento.

Tu arriverai, prima, delle Sirene, che tutti
gli uomini incantano, chi arriva da loro.
A colui che ignaro s'accosta e ascolta la voce
delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini
gli sono vicini, felici che a casa è tornato,
ma le Sirene lo incantano con limpido canto,
adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa
di uomini putridi, con la pelle che raggrinza» (Omero. Odissea XII, 39-46)

Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei,
e ferma la nave, perché di noi due possa udire la voce.
Nessuno è mai passato di qui con la nera nave
senza ascoltare con la nostra bocca il suono di miele,
ma egli va dopo averne goduto e sapendo più cose» (Omero. Odissea XII, 184-8)


ESPERIENZA
Mario, La mia area semantica: canto, naufragio, speranza, ignoto, corpo, opportunità.

Nelle notti di troppa luna, quando il passato balla col presente sull'isola nella corrente
c'è chi vede Maria ritornare alla sua prima spiaggia.
Maria, la sirena regina selvaggia, pioggia dolce e pungente sul cuore,
allegra sfortunata e veloce come un pesce volante,
stella che sbaglia cielo e cade, imbrogliona innocente.
Maria che sognava tutto e niente,
ma è sempre meglio sognare troppo che non sognare
ed è meglio vivere un'ora che non esser mai nati
ed è meglio essere indimenticabili che dimenticati. (Pooh, Maria marea)


MARIO, per una chiusura aperta del nostro dialogo, lasciami una frase che dia titolo al nostro tentativo di dilatazione delle percezione, al nostro ragionare per parole-chiave, a rendere conto di un progettare che diventa fare:

“La totalità del tempo è racchiusa nel nostro sguardo, l'infinito ci apre gli occhi, l'attimo ce li chiude”.

Perché, Mario, hai bisogno dell’arte?

Perché ho bisogno della trasformazione, intesa come esperienza interiore che porta ad espandere e a donare qualcosa di me stesso. Ogni gesto quotidiano deve contenere le vibrazioni delle grandi imprese, tra slancio e nuovo equilibrio. Il bisogno sta dunque nel creare un “significato” che fino ad all'ora non c'era e dal quale poi lanciarsi verso un “nuovo” ignoto. Come un generatore di visioni a flusso continuo, voglio mostrare quello che ritengo l'aspetto mistico e sacro della vita, quel senso di appartenenza col tutto attraverso l'energia in libera mutazione che è propria della pittura e del mondo.


Nessun commento:

Posta un commento