domenica 7 agosto 2011

MCdA: Carla Mattii

Io e Carla Mattii.

Lo spostamento spiazzante, la reciproca contaminazione tra artificio e natura. Come materia, il paradosso di una natura quasi modulare dislocata e clinica, il suono trasparente, la natura riassemblata. Le categorie tassonomiche scomposte, aperte, discusse; l’innesto rizomatico, imprevedibile, aperto, interrogativo. Come il pensiero critico.

Come su un incontaminato tavolo di dissezione, a disordinare programmaticamente le carte e dargli ingannevole apparenza clinica; clinico e silente e sintetico e è il gesto da provetta. Clinico, di dettagli minimi, silente, ossimorico è il lavoro di Carla Mattii. Ad anatomizzare il gesto ibridante, a svelare lo scarto, a render possibile un caso ulteriore.

Sa includere l’imprevisto.

Un gesto di anticonoscenza a fronte dei limiti, delle inquietanti gerarchie del controllo del sapere tassonomico.

CATALOGARE

Simonetta, La mia area semantica: tassonomia, categoria aperta, sovversione del sistema, definizione, discussione

- La tassonomia (dal greco ταξις, taxis, "ordinamento", e νομος, nomos, "norma" o "regola") è, nel suo significato più generale, la disciplina della classificazione. Abitualmente, si impiega il termine per designare la tassonomia biologica, ossia i criteri con cui si ordinano gli organismi in un sistema di classificazione composto da una gerarchia di taxa annidati.

- “Cigno Nero ( con la maiuscola) è un evento che possiede le tre caratteristiche seguenti. (…) è un evento raro, di impatto enorme e prevedibile solo retrospettivamente mai prospetticamente. (…) l’ uomo tende a comportarsi come se il Cigno Nero non esistesse. (N. N. Taleb, Il cigno nero)

Carla, La tua area semantica:

“L’originario della Urpflanze non sta dunque in una pianta antichissima, millenaria fin che si vuole ma comunque determinabile in linea di principio secondo un criterio storico-cronologico

che fissi il punto inziale e originale del complessivo sviluppo botanico successivo, ma nella regola variazionale delle infinite metamorfosi vegetali, loro condizione di possibilità”.

L’ Urpflanze può essere definito dunque come lo schema di base, la formula, l’ algoritmo che genera tutte le piante possibili, reali o immaginarie. Andrea Pinotti in “Arte e memoria: a partire da Warburg”:

La natura, nel suo procedere autonomo viene sostituita da una forma di rigore analitico che imbriglia e codifica il caos apparente (ma sempre ordinato) degli organismi naturali.

Le forme naturali diventano pure definizioni matematiche e forme geometriche

Non "fiori finti", e non "fiori veri" ma una forma che vuol essere simbolica di una profonda alterazione di

un equilibrio naturale, dato come non arificialmente modificabile.

Non è più mimesi della natura ma la raffigurazione di una natura diversa, altra, ignota.



RIZOMA

Simonetta, La mia area semantica: imprevedibilità, pensiero, associazione, modello di conoscenza, molteplicità, connessione dell’eterogeneo, multilinearità, de-gerarchizzazione, rottura

La caratteristica propria del rizoma, di sviluppare autonomamente nuove piante anche in condizioni sfavorevoli, ha spinto alcuni pensatori a farne uso in termini metaforici, per simboleggiare alcuni concetti. In particolare, Carl Gustav Jung adottò il termine rizoma con riguardo alla natura invisibile della vita, la quale si sviluppa per lo più sotto terra, mentre ciò che appare dura solo una stagione, e poi cessa, senza che per questo il flusso vitale si interrompa definitivamene.

La metafora del rizoma è stata adottata da Gilles Deleuze e Felix Guattari per caratterizzare un tipo di ricerca filosofica che procede per multipli, senza punti di entrata o uscita ben definiti e senza gerarchie interne.




Carla, La tua area semantica

Il rumore bianco è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze.

È chiamato bianco per analogia con il fatto che una radiazione elettromagnetica di simile spettro all'interno delle banda della luce visibile apparirebbe all'occhio umano come luce bianca.

Nella pratica però il rumore bianco non esiste: si tratta di un'idealizzazione teorica, poiché nessun sistema è in grado di generare uno spettro uniforme per tutte le frequenze esteso da zero a infinito, mentre nei casi reali d'interesse il rumore bianco è al più riferibile ad un intervallo di frequenze (rumore bianco a banda finita o limitata). Si presenta così spesso uno spettro con caratteristiche simili al rumore bianco, ma con ampiezza maggiore alle basse frequenze e minore fino ad azzerarsi alle frequenze maggiori.

Dal punto di vista statistico, il rumore bianco è caratterizzato dall'avere valori istantanei del tutto privi di correlazione. Se si campiona un segnale di questo tipo, ciascun valore appare completamente imprevedibile rispetto ai precedenti. Quindi con un contenuto informativo elevato.

Viceversa, se si riproduce un suono partendo da una sequenza del tutto aleatoria di valori si ottiene un rumore bianco.
In un terminale Linux è possibile generare un rumore bianco con il comando:

dd if=/dev/urandom of=/dev/dsp count=1000

Occorre precisare che una sequenza casuale non può essere generata da un computer, macchina totalmente deterministica, se non utilizzando entropia proveniente dall'esterno che può essere o meno sufficiente a produrre il numero di campioni richiesti, per cui il segnale ottenuto potrebbe essere solo una approssimazione di rumore bianco. Inoltre l'inevitabile larghezza di banda limitata dell'hardware non consente l'estensione spettrale illimitata del rumore bianco teorico.

 
 

Carla, per una chiusura aperta del nostro dialogo, lasciami una frase che dia titolo al nostro tentativo di dilatazione delle percezione, al nostro ragionare per parole-chiave, a rendere conto di un progettare che diventa fare:

Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare. (M. Foucault)

Perché, Carla, hai bisogno dell’arte?

Rispondo citando una frase di Picasso:

"La pittura è più forte di me; mi costringe a dipingere come vuole lei"


Simonetta Angelini


Questo discorso prosegue e si espande su http://mcda.cocalosclub.it/ - http://galleriamarconicupra.blogspot.com/ - http://diaridalcontemporaneo.blogspot.com/ - http://www.nudicomevermi.blogspot.com/

Photo Marco Biancucci http://www.fforfakecv.it/

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