martedì 9 agosto 2011

MCdA: Marco Bernacchia

RECUPERO
DC - Un tempo non esistevano i rifiuti, tutto ciò che veniva consumato, veniva reintrodotto nel ciclo naturale e riciclato o riutilizzato, la società del benessere e l'invenzione della plastica ci ha portato a dover cercare soluzioni per smaltire quanto buttiamo. Tu nel tuo lavoro operi una sorta di recupero di materiali per dare forma a opere installazioni, che diano una risposta al consumismo materiale e mentale che produciamo in continuazione.
MB - Un tempo …un tempo non era tutto diverso, un tempo già si iniziava ad accumulare, fin dall’avvento dell’agricoltura la storia si è spinta verso un’unica direzione… poi arrivò anche la scrittura inventata appunto per gestire l’accumulo… quindi tutto quello che noi pensiamo sia ciò che ci eleva in quanto genere umano è qualcosa frutto di una brutta partenza.
L’accumulo di oggetti della nostra epoca non è altro che la materializzazione concreta di un andamento concettuale che dal neolitico dirige il pensiero verso la sottomissione della natura e dell’ambiente circostante.



VUOTO
DC - Riflettere sul senso del vuoto è già una sfida, tu dici che la tua opera è un tentativo di rappresentare questo vuoto che ci circonda, un vuoto di forma ma non di sostanza o idee, il modo in cui si possa rappresentare il vuoto mi affascina, anche perché aggiunge un altro tassello al tuo percorso.
MB - Il vuoto è l’assenza, l’assenza è l’essenza di ciò che non abbiamo, di ciò che vorremmo, il vuoto ci si presenta ogni qual volta ci troviamo davanti una decisione che non si sa dove possa portare.
Le “conseguenze” di un gesto, cui solo la teoria del caos potrebbe darci sollievo, genera il vuoto.
Il vuoto è dentro di noi, è dentro di noi perché ci hanno venduto un mondo semplice con conseguenze azione/reazione scontate e programmate.
Paradossalmente per un’attitudine semplicistica la società in cui viviamo, tramite i vari canali mediatici sembra voler dimostrare che i risultati di un tale gesto eseguito in spazi diversi porti a risultati sempre uguali.
Il vuoto è globale e vive in ogni spot nel quale oggetti possono agevolare il nostro essere verso uno stato d’animo migliore, verso una strada semplice e confortevole.
Può capitare però che i ruoli delle cose intorno pre-dati, per casualità, o per mancanza siano percepiti in maniera invertita.
Può capitare che con la sovraesposizione dei concetti, i significati delle cose possano da certezze trasformarsi in incertezze o viceversa e di conseguenza si annullino generando il nulla appunto.



RESISTENZA
DC - Resistere alle tentazioni consumistiche, alle allettanti e vuote proposte che la società consumistica ci pone, resistere per riaffermare se stessi, l'umanità, la dignità. Il tuo lavoro parla di sciopero, sciopero inteso esattamente come metodo di resistenza, come lotta, come affermazione di presenza, di esistenza.
MB - Scioperare è stare fermi e sfruttare la rapidità dell’altro, è generare ansia di contrasto tra moto e non moto, non è azione, è attesa, non è il gesto a dare valore ma il non gesto, il non fare, il non costruire, il nulla. È appropriarsi di uno spazio per non fare, è invertire il senso di quel luogo, da luogo di azione a luogo di sospensione.



Suggestioni
DC - Il pane e le rose di Ken Loach, Urlo di Allen Ginsberg, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
MB - Armi acciaio e malattie di Jared Diamond, La società dello spettacolo di Guy De Board, Gli spiriti non dimenticano di Vittorio Zucconi, CAOS, la nascita di una nuova scienza di James Glaick


Dario Ciferri

Questo discorso prosegue e si espande su http://mcda.cocalosclub.it/ - http://galleriamarconicupra.blogspot.com/ - http://diaridalcontemporaneo.blogspot.com/ - http://www.nudicomevermi.blogspot.com/



photo: Marco Biancucci http://www.fforfakecv.it/

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